Kyoto, la città della tradizione
Kyoto è stata la seconda città del Giappone che abbiamo visitato dopo Osaka.
Inizialmente abbiamo avuto qualche difficoltà che banalmente si può riassumere con: non hai voluto il viaggio organizzato? E allora cammina!
Il ryokan che avevamo prenotato sembrava vicino alla stazione, ma ahinoi a quanto pare le città giapponesi hanno delle proporzioni un po’ diverse dalle nostre…e così lo abbiamo raggiunto dopo 1 ora trascinandoci mille valige sotto al sole cocente (35 gradi alle 9 della mattina, abbiamo detto tutto). Pure all’ufficio informazioni ci avevano consigliato di prendere l’autobus ma noi, perchè non avevamo la pazienza di aspettare in coda e perchè siamo poracci, abbiamo voluto fare di testa nostra. Ma una volta arrivati non è andata meglio: il ryokan era chiuso, un bel cartello ci avvisava che avrebbero aperto alle 14. Indovinate gli strepiti di Emily?? Come una pazza furiosa si attacca al campanello e, evviva evviva, ci apre un ragazzo e per di più italiano. L’eroe della giornata è stato senza dubbio lui. Ci accomodiamo nella nostra stanzetta (2 futon e un armadietto) e poi partiamo alla scoperta della città!
Ci dirigiamo al castello Nijo-jo, il simbolo di Kyoto:
Bellina la foto, vero? L’abbiamo scattata noi ma…non quel giorno! Perchè, visto che la giornata era già iniziata male, una volta arrivati abbiamo scoperto che era giorno di chiusura. Abbiamo per 2 volte attraversato la città a piedi senza combinare niente. Ah no, Daniele ha fatto schiudere un uovo di Pokemon da 10 km in una mattinata (coi 35 gradi che erano ormai diventati 38).
Procediamo verso un altro tempio, scoprendo ad ogni angolo tempietti e giardinetti zen. Ma siccome la giornata prevedeva per noi solo sfortune, dopo aver camminato un’oretta ed essere ormai quasi sulle colline, Daniele se ne esce con “Il navigatore ha sbagliato strada”. Avevamo davanti a noi 2 possibilità: sederci per terra e piangere oppure trovare qualcosa da vedere nelle vicinanze. “Andiamo al tempio Fushimi Inari-taisha che è vicino”. Così vicino che abbiamo camminato solo un’altra mezz’ora per arrivarci! E siccome le sfighe continuano ha iniziato a piovere. Ma il nostro compagno di viaggio 7-eleven ci è venuto in soccorso con 2 elegantissimi impermeabili bianchi che ci arrivavano ai piedi facendoci sembrare due giganteschi preservativi…
Fushimi Inari è chiamato il tempio delle volpi per le numerose statue rappresentanti questo animale ma è anche famoso per i suoi torii rossi. Ce ne sono ben 10.000, secondo la nostra guida, ognuno donato da un’azienda diversa. Inari rappresenta la divinità del riso, quindi del commercio, della ricchezza, della prosperità, degli affari.
Abbiamo seguito i torii rossi (arancione zen, in realtà) fino a quando la pioggia ce l’ha consentito, poi siamo tornati indietro. Se avete più fortuna di noi salire sul monte dev’essere bellissimo, ci sono tempietti in ogni angolo, pietre, statue, torii e alberi e giardini.
Al ritorno siamo passati da un quartiere che sembrava quello dei cartoni animati, ops, degli anime. C’era pure la scuola di Sailor Moon!
E per Kyoto by night?
Noi siamo andati nel quartiere di Gion, tra l’altro a pochi passi dal nostro ryokan.
Si tratta del quartiere delle geishe e della vita notturna, ci sono discoteche e luoghi “di perdizione” vicino a contesti più tradizionali come le case da tè e ristorantini in perfetto stile giappo. Un secondo sei in una via piena di luci e di persone, un attimo dopo ti trovi in un vicoletto con le case basse di legno.
Comunque la nostra nightlife è stata piuttosto soft, eravamo troppo occupati a tornare in ryokan presto per medicarci le ferite ai piedi…
Altri racconti sul castello Nijo-jo e sulle sfighe dei poracci arriveranno a breve, stay tuned!
IL MOMENTO PREFERITO DI LUI
Sempre grazie al nostro amico 7-eleven ci siamo comprati due birrette e delle patatine, ci siamo seduti in riva al fiume a Gion a fare aperitivo. Passavano molte coppie in abito tradizionale, è bello che in un Paese così moderno si mantengano vive le tradizioni.
IL MOMENTO PREFERITO DI LEI
Tornando a casa da Gion ci siamo persi e siamo capitati casualmente nel giardino di un tempio. Nel caos della città e grazie al buio quelle piante secolari emanavano una forza e una potenza mai provate prima, quasi da commuoversi.